martedì 29 ottobre 2013

1976: i perché di un racconto

Quando ho saputo che sarebbe stato realizzato un film sulla stagione 1976 di F1 non mi sono stupito. 

Lauda: il "Ring", il miracoloso ritorno (dal rogo) a Monza con le ferite ancora aperte .. Hunt: il Fuji, la pioggia, il mondiale in extremis (altro che Hamilton - Glock ..). Insomma, tutti gli ingredienti per un racconto emozionante e trasponibile a livello cinematografico. 

Lauda e Hunt li conosciamo. Le loro vicende anche, tanto che non ho sentito il dovere di un riassunto più esplicativo di quello sopra svolto, per poche, schematiche, parole.  

Tutto qui, dunque? Rush, un film che ha senso solo per "gli ingredienti"? 

Facciamo un passo indietro. Perché l'idea di strutturare il film sulla rivalità Lauda - Hunt, e non sulla solitaria lotta del calcolatore Lauda con il dramma e la paura, di per sé non era scontata.

D'accordo, la storia del mondiale, quella lotta a due, punto su punto, di per sé conduceva ad impostare il racconto sul dualismo, la rivalità dei protagonisti. D'accordo anche che Lauda e Hunt sono personaggi agli antipodi, e questo aiuta ad alimentare il racconto nella sua forma "dicotomica". 

Ma nonostante ciò, continuo a pensare che la storia del mondiale '76 si potesse raccontare diversamente. Dal punto di vista del solo Lauda (vincitore e al contempo sconfitto), vero artefice, nel bene e nel male, di quel mondiale, ad esempio. Ma forse anche del solo Hunt: la storia del ribelle, amante della bella vita, che si ritrova in mano il mondiale. Ma con l'ombra di un titolo considerato perso dal rivale, più che vinto da lui.

D'accordo anche su un altro punto. I canoni del racconto sportivo quasi esigono il dualismo. Tanto per stare al motorsport: Varzi - Nuvolari .. Rosemeyer - Caracciola .. Senna - Prost ecc.. 


Dunque, basare il racconto della stagione '76 sulla rivalità Hunt - Lauda, è una forzatura, un'esigenza di copione, o no?

Forse non sta a me dare una risposta assoluta a tale domanda. Anzi, non voglio proprio rispondere: tanto basti, aver aperto l'orizzonte ai due possibili indirizzi interpretativi di quel mondiale. 

Di certo, quello che posso dire è che la rivalità tra i due ha avuto uno sviluppo il meno banale possibile, seguendo percorsi, non solo in pista, che hanno esulato la semplice sfida sulla velocità pura, per esplicarsi su un versante più filosofico. 

A confronto, due idee non solo delle corse, ma proprio della vita, agli antipodi, eppure in grado di saldare i due protagonisti in uno strano legame di amicizia e di rispetto reciproco, dalla peculiare profondità. 

Rivedendo il film, chissà perché, non mi è venuta in mente la rivalità per eccellenza Prost - Senna ma quella Hawthorn - Musso (metodico il primo, passionale e talentuoso il secondo). 

Per chiudere quella che è una pagina classica del motorsport, non può non accennarsi alla questione del fantomatico accordo del Fuji. C'è stato o no il famoso accordo di non correre quella gara, accordo cui Lauda si è attenuto con scrupolo e invece Hunt no ... ?
Sposare tesi non - ufficiali ha sempre un gusto affascinante .. ma, in fondo, è più coerente col personaggio Lauda la versione "coi crismi": l'austriaco ritirato, perché la percentuale di rischio aveva superato il limite dell'accettabile. 

-Bernd508-



Nessun commento: