venerdì 9 novembre 2012

Riflessioni sul motorsport

In Italia la produzione giornalistico - letteraria sull'automobilismo storico, a fronte di una tradizione importante e di una qualità di interpreti di altissimo livello (Delli Carri, Aldo Zana, Mario Donnini ...), è ormai da considerarsi "di nicchia", il ché forse non è nemmeno un male.
Le ragioni, per le quali in Italia si è passati da vaste platee di appassionati veri (quelli, secondo la definizione di Donnini, che andavano alla Mille Miglia e conoscevano a memoria il nome di tutti i piloti), ad una platea di generici "tifosi", sono tante e varie.
Non ultimo, bisogna certamente rinvenire una delle spiegazioni del fenomeno in questione, nella trasformazione del motorsport in prodotto essenzialmente televisivo.
Rispetto a tale trasformazione, è certo che, quantomeno in Italia, vi sia stato un approccio tendenzialmente acritico, o "falsamente problematico" da parte dei media di settore. In ogni caso, l'effetto voluto è stato sortito: ampliare la platea del motorsport inclinando verso lo spettacolo, persino il divisimo, la polemica "da reality". 

Per meglio comprendere il complesso fenomeno della trasformazione del motorsport, può aiutarci l'opinione di Aldo Zana, del quale Passione si era pregiato di citare l'opera di ricostruzione storico - tecnica sulla vicenda della morte di Bernd Rosemeyer. 
Di recente, Aldo Zana ha presentato presso la "Libreria dell'Automobile" il proprio libro (opera senz'altro da leggere) sul mondiale "sport e prototipi". In quell'occasione, Zana rilasciava  al sito automoto.it un'intervista, della quale ritengo di sottolineare un passaggio.
In particolare, Zana mette in rilievo il profondo impoverimento del mondo del motorsport, legato alla scomparsa del mondiale sport e prototipi, ucciso dalla visione, tesa ad imporre la F1 come unica disciplina motoristica, promossa da Bernie Ecclestone.
Di tale trasformazione, come già si è scritto su questo blog, Jackie Ikcx né intuì, già nel 1976, i prodromi allorquando ebbe a sottolineare, con accento critico, l'eccessiva dilatazione del calendario di F1. 
Più volte, su Passione si è evidenziato la grave perdita prodotta dal venir meno del motorsport come assieme integrato di categorie, ed il fatto che tale perdita si sia consumata proprio con il sacrificio del mondiale sport - prototipi sull'altare della centralità (rectius, del monopolio) della F1.
Mi pare molto più significativo che tali considerazioni convergano, in qualche misura, con il pensiero di Zana.
A tal riguardo, ciò che si vuole sottolineare è come sotteso alle considerazioni di Zana non vi sia un approccio meramente nostalgico, ma una reale attenzione al dato tecnico incontrovertibile dell'impoverimento del motorsport.
Più volte s'è detto della tendenza del mondiale Sport - Prototipi a trascendere verso terreni propri di altre categorie: in tal senso la 1000 Km di SPA del 1970 (verso la F1), oppure la Targa Florio di quella stessa stagione (più simile alla prova speciale di un Rally). 
Ma l'importanza e la centralità nella storia dell'automobilismo di tale categoria non riposano solo su tale dato.
V'è di più, e si misura più sul piano strettamente "tecnico".
Pensiamo agli sviluppi, nell'applicazione dell'aerodinamica all'automobilismo, che hanno conosciuto grandi interpreti in Jim Hall, della Chaparral (al quale si deve l'introduzione nelle corse dell'ala ad incidenza variabile nel 1967, un anno in anticipo rispetto alla F1), oppure in Hormsan. 
E ancora, a tal riguardo, si pensi a vetture come la Porsche 917, o la Matra 640 del 1969.
Giocoforza, si tratta di una rassegna breve e con un'esposizione superficiale, ma segna bene il concetto che si vuole evidenziare e lascia pochi margini di dubbio sul ruolo centrale del mondiale sport - prototipi nelle competizioni motoristiche.

Tali le premesse, si comprende bene quale sia la strada imboccata dall'automobilismo odierno. E se la considerazione di Zana sull'attualità del motorsport può sembrare un po' estrema (ma sostanzialmente corretta), quel che è certo è che all'impoverimento dello "sport dei motori" non sembrano esservi correttivi di pronta soluzione. 
A parere di chi scrive, un qualsiasi cambiamento del motorsport non può che partire dal lato dello spettatore: infatti, è proprio per adattarsi al grande pubblico che lo sport dei motori ha inclinato verso modelli di spettacolarizzazione "artificiosa".
Ritengo che la vera sfida, per chi racconta il motorsport, consista nella capacità di insistere sull'approfondimento e sull'approccio critico: questa è la strada necessaria per tentare una "rieducazione" del grande pubblico a comprendere e apprezzare gli aspetti più tecnici e meno "artificiosi" del motorsport.
Solo in questo modo sarà possibile sperare in un'evoluzione dello sport dei motori in una direzione meno artificiosa e che ridia il giusto spazio alla sfida tecnologica.   
In quest'ottica, ritengo, non possa che essere d'aiuto un approccio comparatistico con altre realtà, come quella inglese, nella quale è normale il fondersi della narrazione sull'attualità con quella sulla storia.

-Bernd508-

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